Il toponimo e la comunità
Il nome di Barcis viene documentato dall'anno 1184 con l'espressione "in plebe de Barcis". Riguardo l'origine del suo toponimo si hanno due ipotesi. La prima lo vorrebbe far derivare dal termine "barc" (dal femminile "barce"), nel senso di capanna, adoperato in particolare nella zona attigua dell'Alto Veneto: la forma Barcis sarebbe un plurale.
Barcis, invece, a detta del suo noto cantore Giuseppe Malattia della Vallata, deriva da "barcia", barca, ovvero da "bacis", provenzale, traducibile con il nostro "bacino", per la sua forma a conca che prelude alla sua vocazione lacustre.
Intorno a San Giorgio
Barcis è sicuramente un insediamento molto antico e i primi documenti risalgono all'VIII secolo.
Si ha notizia di un ospizio per pellegrini costruito in epoca longobarda o immediatamente successiva, e che era possesso dell'Abbazia benedettina di Santa Maria in Sylvis di Sesto al Reghena e che probabilmente serviva a quegli abati o ai loro emissari quale luogo di ristori nei frequenti viaggi che dovevano compiere per controllare le proprietà della potente abbazia poste nell'Alta Valcellina.
La comunità era raccolta attorno alla Pieve di San Giorgio de Cellis in località Roppe, distrutta da una frana nel corso del XIV secolo.
Soltanto successivamente il paese andò formandosi nella zona attuale, dove fu ricostruita anche la chiesa, che ad un certo punto, non si conosce il motivo, non fu più dedicata a San Giorgio bensì a San Giovanni Battista.
Comunque la vecchia pieve era la matrice delle altre chiese della zona, come ricorda un documento del 1319.
Il dominio vescovile
Nel 1327 il vescovo Artico di Castello unì la chiesa di Barcis e il monacato di San Daniele del Monte, in comune di Andreis, alla "Sacristia della cattedrale di Concordia", per le necessità di quella chiesa, con l'obbligo di inviare a Barcis un sacerdote.
Come spesso accade, anche a Barcis il dominio temporale e religioso della Diocesi di Concordia inframmezzato con possedimenti legati all'Abbazia di Sesto al Reghena, che si riconosceva legata direttamente al Patriarca di Aquileia, dovette comportare non poche difficoltà per l'abitudine, sia del vescovo che dell'abate, di infeudare dei loro beni i nobili della zona.
Così troviamo che nel 1257 l'abate di Sesto, Alberto, investì come feudo di "abitanza" Varnero di Montereale in cambio di un'oblazione annuale. Intorno al 1336 il vescovo Guido de Guisis ebbe in feudo dal patriarca Bertrando alcuni beni in Barcis sequestrati a Giovanni di Montereale.
Il 26 dicembre 1357 Humano di Porcia pagava al vescovo di Concordia "6 lire di piccoli e due spalle porcine per contribuzione livellaria dovuta dai signori di Porcia alla chiesa di Concordia pro illa de Barcis ed ejus pertinentis".
Due incendi
Un grave incendio distrusse il paese nel 1611; poco a poco fu ricostruito, tanto che nel 1695 la parrocchia di Barcis contava su 609 abitanti. Alla stessa epoca, cioè al periodo della ricostruzione, dovrebbe risalire anche la chiesa parrocchiale.
Un nuovo incendio distrusse quasi completamente Barcis nel 1944: accadde nel corso della seconda guerra mondiale, quando contro le truppe tedesche di occupazione combattevano le formazioni partigiane, particolarmente attive nella zona montana del Friuli.
Fu per rappresaglia che gli occupanti incendiarono Barcis, devastando con le case anche i documenti storici, i reperti e quant'altro potesse documentare con certezza la storia di questo paese.
Isolata dal resto della Pedemontana, solo nel 1904, contemporaneamente alla diga per la produzione di energia elettrica, venne costruita la strada che la collegava a Montereale Valcellina. Oggi questa via, che come un serpente scorre tra la verticale della pietra e la ganasce scolpite dall'acqua del Cellina, è divenuta monumento naturale, sostituita dalla nuova e veloce statale.
Nel 1954 venne costruito il bacino idroelettrico da cui sorse il lago. La Barcis moderna è diventata una piacevole località turistica.
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